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L’idea: Il progetto presentato prevede innanzitutto contatti presso le sedi territoriali della FENALC per informare i referenti provinciali, per promuovere le attività ed individuare le realtà territoriali in cui poter progettare i laboratori, a tale proposito sarà realizzato anche un evento di presentazione del progetto. In seguito saranno individuate le sedi territoriali nelle quali effettuare i laborabori abilità, ed i gruppi di ragazzi disabili che parteciperanno (il tutto tramite i contatti e collaborazioni che saranno attuati dalle varie articolazioni territoriali della FENALC presenti su tutto il territorio nazionale). Le attività che si prevede di realizzare nei laboratori riguardano: Manualità (laboratorio manuale e grafico-pittorico); Autonomia sociale (laboratorio sull’autonomia stradale e sull’utilizzo di oggetti comuni); Linguaggio (laboratorio di lettura e laboratorio informatico); Comunicazione (laboratori di autonomia personale, contatto corporeo, gestualità, laboratorio computer e laboratorio di comunicazione mediante suoni), Sport (laboratorio di mobilità e sport di squadra). I laboratori saranno realizzati da operatori con esperienza di lavoro con ragazzi disabili e psicologi/sociologi che effettueranno il monitoraggio delle attività e seguiranno i progressi dei ragazzi, seguiranno come essi svilupperanno la loro creatività esplorando attraverso i sensi, come impareranno nuove tecniche creative e come sarà sttimolata la loro capacità di inventare.

Ma i Laboratori saranno anche un punto di incontro e di consulenza per le famiglie dei disabili: infatti i nostri operatori periodicamente offriranno anche supporto e consulenza in merito alle problematiche ed alle tematiche legate ai nuclei familiari, gli argomenti principalmente trattati riguarderanno: 1) la gestione di dinamiche familiari in casi di presenza di gravi di disabilità; 2) la gestione di vissuti di abbandono e/o di lutto; 3) la gestione di casi di disabilità a scuola e/o presso le agenzie di socializzazione.

Il progetto sarà pubblicizzato sul sito web dell’Associazione, sulla nostra piattaforma della web Tv e della web radio, su riviste di settore specializzate e attraverso un convegno finale appositamente organizzato.

 

Le esigenze rilevate

La disabilità è una condizione di svantaggio, quale risultato di una menomazione fisica o mentale che preclude il normale completamento in una particolare area (fisica, psichica o sensoriale). Ne deriva uno svantaggio che rende difficoltosa la normale vita quotidiana e l’acquisizione di un ruolo sociale all’interno della comunità di appartenenza. Il progetto “Laboratorio Abilità” vuole aiutare i disabili ed i loro familiari nelle diverse implicazioni relazionali e sociali relative alla disabilità tenendo presente innanzitutto che se è vero che i bambini disabili hanno, a causa della menomazione, notevoli difficoltà a sviluppare degli armoniosi ed integrati rapporti con gli altri esseri umani, è pur vero che anche molta gente ha considerevoli difficoltà a stabilire degli armoniosi ed idonei rapporti con gli individui disabili e che questo ultimo fattore è, in parte, certamente un fattore che accresce in modo decisivo le stesse difficoltà psichiche ed interpersonali del disabile. Il laboratorio pertanto non intende solo promuovere attività a favore di disabili, ma farli lavorare ponendoli sullo stesso piano di coetanei normodotati per facilitare la creazione di un rapporto, un dialogo “tra pari”.

 

Gli obiettivi perseguiti

Gli obiettivi specifici delle attività progettuali sono:

– Offrire al disabile una struttura permanente di riferimento mediante la realizzazione di laboratori specifici per attività manuali, espressive e ricreative.

– Favorire la socializzazione e l’integrazione sociale con particolare attenzione allo sviluppo di capacità relazionali e di comunicazione con i coetanei.

– Sviluppare capacità creative e comunicative e nello stesso tempo offrire momenti collettivi di gioco e divertimento.

– Fare acquisire la maggiore autonomia possibile sia sul piano personale che sociale.

– Sviluppare e stimolare le abilità cognitive esistenti o latenti.

– Modificare l’immaginario collettivo che vede la persona disabile come “incapace” a diventare autonoma.

– Favorire l’inserimento lavorativo in situazioni vere e concrete.

– Favorire l’acquisizione di ruolo sociale attivo capace di progettualità.

– Contribuire a prevenire il rischio di nuove e vecchie forme di istituzionalizzazione.

– Sviluppare la creatività, esplorando attraverso i sensi.

– Imparare nuove tecniche creative.

– Manipolare materiale diverso per migliorare la manualità del disabile.

– Stimolare la capacità di inventare.

– Sviluppare la capacità di realizzare un prodotto seguendo le varie fasi della lavorazione.

– Favorire la fiducia nelle proprie capacità, per migliorare la propria autostima.

 

Le metodologie di intervento previste

L’approccio metodologico del progetto è di tipo olistico e, chiaramente, si differenzia a seconda del tipo di utenza e della sua età. Alla base di tutto c’è il credere nella persona e nell’importanza del suo passaggio che comunque “dice” qualcosa agli altri. Qualsiasi tipo di metodologia, quindi, per noi deve puntare su di un lavoro maieutico e con l’attenzione sempre rivolta più a ciò che esiste (abilità, capacità, etc.) che su ciò che manca (linguaggio, movimento, etc.). In termini generali i riferimenti teorici ai quali siamo più orientati sono: la globalità dei linguaggi, teorie e dinamiche di gruppo, teoria della relazionalità, il comportamentismo, la terapia del successo, l’autogestione progressiva e responsabile, la metodologia dell’inserimento lavorativo. Da sottolineare il fatto che da ognuna di esse vengono tratti ed utilizzati alcuni aspetti e alcune tecniche, di volta in volta da noi adeguate alle esigenze della persona disabile e alle situazioni pedagogiche vissute. Crediamo, infatti, che non si possa effettuare un progetto riabilitativo/educativo facendo riferimento esclusivamente ad una teoria e, in toto, alle sue tecniche, cioè praticamente basandosi su di una teoria senza tener conto della realtà della persona che ci sta di fronte. Piuttosto invece, crediamo sia utile ed importante riferirci ad aspetti di varie teorie con l’apertura agli adattamenti e alle modifiche che, di volta in volta, si ritengono opportune e fidando nell’esperienza che abbiamo accumulato nell’arco di tanti anni.

 

I risultati attesi

I principali risultati attesi del progetto sono:

– Approfondire e rafforzare le relazioni interpersonali e l’integrazione con la società.

– Sviluppare l’autonomia dei ragazzi disabili: capacità di fare delle scelte, manifestare la propria opinione, relazionare e interagire con gli altristimolare l’apprendimento di abilità che valorizzino i desideri, le capacità, le fantasie.

– Migliorare la partecipazione, l’interesse e il coinvolgimento dei ragazzi che partecipano alle attività laboratoriali, la loro acquisizione graduale di alcune tecniche e di abilità di base, l’impegno e la capacità di lavorare in gruppo, al fine di acquisire le abilità di progettare ed eseguire le fasi di lavorazione e le tecniche specifiche, lo sviluppo di capacità di autocontrollo e di comunicazione interpersonale.

Trasferibilità dell’iniziativa/progetto e/o dei risultati

Il progetto presentato risulta facilmente trasferibile in altri contesti territoriali e/o sociali, ma la trasferibilità dovrà rivolgere particolare attenzione ai risultati del progetto, all’innovatività delle attività ed all’impatto sull’istruzione al fine di effettuare un paragone con le politiche sociali territoriali rivolte ai disabili. Per ciò che riguarda i soggetti specifici, pertanto, sarà importante comprendere quali attività svolgere per colmare quelli che sono i vuoti evidenziati nel corso Direttiva 2013 – Allegato 2 –

Ambito territoriale

Il progetto si svolgerà coinvolgendo le articolazioni territoriali della FENALC su tutto il territorio nazionale: 20 regioni.

Valle d’Aosta (Aosta), Piemonte (Torino), Liguria (Genova), Lombardia (Milano), Veneto (Verona), Trentino Alto Adige (Bolzano), Friuli Venezia Giulia (Trieste), Emilia Romagna (Reggio Emilia), Toscana (Lucca), Umbria (Perugia), Marche (Macerata), Lazio (Roma e Latina), Abruzzo (Pescara), Molise (Campobasso), Campania (Salerno), Puglia (Foggia), Calabria (Catanzaro), Basilicata (Matera), Sicilia (Palermo), Sardegna (Sassari).

Destinatari dell’iniziativa/progetto

I destinatari del progetto saranno Circa 200 giovani disabili con disagi psico-fisici e fisici di differente entità , famiglie che presentino difficoltà psicologiche e/o materiali nella gestione dell’handicap e minori in stato di difficoltà. In particolare le attività del “Laboratorio abilità” sono rivolte a persone con disabilità di tipo fisico, sensoriale e psichico di ambo i sessi e di età compresa tra i 14 e i 35 anni. Per disabilità psichica si intende una più o meno marcata carenza delle funzioni proprie dell’intelligenza, con riduzione/ rigidità delle strategie di problem solving, difficoltà di apprendimento e di codificazione mnemoniche e immaturità affettivo – relazionale.

Quindi i destinatari del progetto sono:

– Ragazzi con disabilità psichica, fisica e psico-fisica.

– Ragazzi che finito un ciclo di trattamenti fisiokineterapici, logoterapici e psicomotori, chiedono di poter intraprendere un percorso completo orientato all’autonomia.

– Giovani disabili a rischio di emarginazione per una mancanza di autonomia personale e sociale.

– Giovani disabili che intendono orientarsi per un futuro lavorativo.

– Giovani e non che intendono superare le condizioni di emarginazione nelle quali hanno finora vissuto.

Intento

Il nostro progetto “Laboratorio Abilità” è stato riconosciuto da voci autorevoli e da più parti come un’azione didattica e formativa dall’alto valore culturale, etico ed educativo, che si rivolge a tutti gli operatori dello sport giovanile, agli stessi ragazzi e alle loro famiglie.

L’intento programmatico è semplice perché si parte dall’integrazione attraverso lo sport per arrivare all’inclusione nel gioco e nello sport.

Un’occasione per operare e riflettere sullo sport e sui benefici che può dare alle persone disabili intellettive, ma anche per far giocare insieme portatori di handicap e non. E’ nostro intento quello di vivere lo sport unificato, inteso come possibilità di sviluppare un’attività integrante che possa tradursi in un’occasione di crescita comune. Come sempre convinti che lo sport può cambiare la vita non solo delle persone disabili, ma anche di tutti quelli che entrano in contatto con questo mondo.

Lo sport, Alberto Spelda che è stato un grande campione lo ha sempre difeso e sostenuto, deve avere la vocazione per l’inclusione sociale, per la civile convivenza nel rispetto delle regole e rappresentare anche un momento di serenità. Tenendo ben presente che lo sport per i disabili è una pratica relativamente recente. Il primo a capire l’importanza dell’attività sportiva per persone con disabilità motorie è stato Ludwig Guttman. Nel 1944, all’interno del centro di riabilitazione motoria di Stoke Mandeville, cominciò a organizzare allenamenti specifici per sollecitare la collaborazione attiva dei disabili. Altra data importante è il 1948, quando sono stati organizzati i primi giochi per atleti disabili a Stoke Mandeville. L’iniziativa ebbe un così grande successo che dal 1960 diventarono internazionali. Infatti proprio in quell’anno si tenevano le Olimpiadi a Roma e così vennero organizzate anche le gare per persone con handicap, le prime Paralimpiadi.

Quindi la nostra parola d’ordine, diffusa e replicata in tutti i nostri Circoli, è che “Lo sport batte l’handicap”, perché garantire le pari opportunità, anche nell’accedere e praticare uno sport, significa tutelare la possibilità per tutti di costruire la propria vita indipendente. E cosa c’è di meglio e positivo dello sport intesa come uno strumento per far capire che dietro le persone con disabilità, ovvero con maggiori e diversi bisogni, ci sono sempre persone che vogliono comunicare e vivere momenti di gioia e divertimento. Si deve superare il pregiudizio dell’identificazione disabilità uguale persona che può partecipare limitatamente alla vita collettiva. La Fenalc con le sue Associazioni sportive crede fortemente nella promozione della indipendenza possibile delle persone con diverse abilità. Crede, e questo progetto sta tutto a dimostrarlo, che la vera missione solidaristica in questo settore è lo sperimentarsi e incontrare persone, confrontarsi con l’altro e acquisire una nuova consapevolezza della capacità di fare da soli per non sentirsi soli. Infatti la cosa più formativa dell’esperienza della Fenalc e dei suoi operatori è il dare ai meno fortunati il senso di appartenenza ad un gruppo, essere squadra e non tirasi mai indietro. In poche parole di provarci sempre in una sfida leale che comunque vada darà sempre soddisfazione. Darà un nuovo senso di sicurezza, di accettazione e un sorriso diverso, guadagnato in gara. A tale proposito fa piacere ricordare la frase pronunciata da Eunice Kennedy Shiver a Chicago, ai primi giochi internazionali Special Olimpics nel 1968: “Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze”. Lo sport come terreno dove valorizzare tutte le diversità è stato il tema dell’incontro svoltosi il mese scorso presso Il Salone d’Onore del Coni al Foro Italico, dove è stato presentato il Manifesto Sport-Integrazione, frutto dell’Accordo di Programma fra Coni e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Per l’occasione erano presenti il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, il Presidente del CONI Giovanni Malagò, il Direttore Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione Natale Forlani, la Responsabile Strategia e Responsabilità Sociale CONI Servizi SpA Teresa Zompetti e il membro del Comitato Scientifico Diana Bianchedi.

Il progetto “Laboratorio Abilità – Centri socio-ricreativi per l’inclusione sociale dei disabili”, fa suoi gli intendimenti del Manifesto e nell’offrire a tutti l’opportunità di sentirsi ed essere cittadini a tutti gli effetti, è impegnato con i nostri dirigenti territoriali a promuovere condizioni di vita dignitose e un sistema di relazioni soddisfacenti nei riguardi di persone che presentano difficoltà nella propria autonomia personale e sociale, in modo che esse possano sentirsi parte di comunità e di contesti relazionali dove poter agire, scegliere, giocare e vedere riconosciuto il proprio ruolo e la propria identità.

I principi del Manifesto:

- Diritto allo Sport. Lo sport è uno strumento di prevenzione di disagio sociale e psicofisico e di formazione della persona. Lo sport deve essere considerato un diritto di tutti. Per questo gli organismi sportivi e le società promuovono concretamente processi di partecipazione allo sport indipendentemente dalle condizioni economiche, culturali e sociali dell’individuo.

- Valorizzazione delle diversità e delle unicità. Nello sport le naturali differenze di origine, di colore, di lingua e di cultura sono fondamentali per accrescere ed arricchire il singolo individuo. Nel gioco esistono diversità di ruoli e caratteristiche; dal giusto mix nasce il team vincente. Lo spirito di squadra favorisce la coesione valorizzando in senso positivo l’unicità di ogni persona.

- Cittadinanza sportiva. Lo sport dovrebbe garantire l’inclusione e le pari opportunità di accesso e pratica sportiva. In tal senso si promuove il principio di cittadinanza sportiva sul territorio nazionale garantendo l’accesso al tesseramento e ai campionati, di ogni disciplina e livello, a coloro i quali siano nati in Italia da genitori stranieri.

- Rispetto. Nello sport bisogna astenersi da qualsiasi condotta suscettibile di ledere l’integrità fisica nonché la dignità morale dell’avversario nelle gare e nelle competizioni sportive. Occorre anche mettere in campo iniziative per sensibilizzare il pubblico delle manifestazioni sportive al rispetto degli atleti, delle squadre e dei relativi sostenitori.

- Fratellanza sportiva. Il linguaggio sportivo è universale, supera confini, lingue, religioni ed ideologie e possiede la capacità di unire le persone, creando ponti e favorendo il dialogo e l’accoglienza. Bisogna quindi incoraggiare, promuovere, e diffondere la cultura sportiva. In ogni disciplina e ad ogni livello.

- Lealtà sportiva. I praticanti, ad ogni livello, le società sportive e gli altri operatori del mondo dello sport devono comportarsi secondo i principi di lealtà e correttezza sportiva e cooperare attivamente per la promozione di una civile convivenza sportiva.

- Non violenza. I praticanti, ad ogni livello, le società sportive e gli altri operatori del mondo dello sport rifiutano la violenza fisica e verbale contrastando comportamenti o dichiarazioni che in qualunque modo determinino o incitino alla violenza, sia durante gli eventi sportivi che in allenamento.

- Rispetto delle regole comuni. Lo sport si caratterizza per le regole uguali per tutti indipendentemente dall’etnia e dalla cultura del singolo individuo; esso rappresenta un terreno di confronto neutrale capace di mettere tutti sullo stesso piano. Imparare sin da piccoli ad accettare le regole comuni di gioco, ha una valenza altamente educativa e formativa.

- Consapevolezza del ruolo. Nello sport il ruolo dell’educatore è fondamentale nel processo di formazione dei bambini e giovani ai suoi valori positivi: spirito di gruppo, integrazione, solidarietà, tolleranza, correttezza, amicizia. È necessario, quindi, garantire che tutti i soggetti – che rivestano un ruolo di responsabilità nei confronti di bambini e ragazzi – siano ben formati e qualificati, nonché, consapevoli dell’importanza dell’esempio.

Tutte le informazioni che riguardano la vita associativa della FENALC e quelle relative anche al progetto “Laboratorio Abilità” le trovate sulle pagine di Tempo Libero sul Portale della FENALC e sulla WebTv e WebRadio.

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