Domenica 15 ottobre, l’associazione “Artemisia e.V.” ha presentato, in collaborazione con il cinema Klick, la rassegna cinematografica “Cinema e diversità-Kino und Vielfalt”, che ha per tema la disabilità o la diversabilità. Artemisia e.V. è un’associazione di genitori e persone diversamente abili e non, che insieme a professionisti del settore vuole creare una rete di contatti e promuovere l’inclusione scolastica e sociale nella città di Berlino, nella quale, come in altre città della Germania, sono ancora presenti le scuole speciali e percorsi professionali differenziati per i diversamente abili. La rassegna è curata da Chiara Giorgi e da Valeria Reghenzani. I film che hanno partecipato alla rassegna, oltre ad esprimere le varie sfaccettature di un’unica tematica, hanno come filo conduttore la messa in crisi del nostro “normale” modo di insegnare, di apprendere, di amare. Il primo ad essere presentato è stato “Nobody’s perfect“, un documentario che mostra la ricerca, da parte del regista Nico von Glasow, di undici persone da fotografare nude per un calendario. I modelli dovevano avere un unico tratto in comune: essere nati deformi a causa del medicinale Contergan.
Chi vive la quotidianità con una persona diversamente abile, che sia al lavoro o in famiglia, sente il peso dello sguardo degli altri quando lascia gli spazi protetti delle mura domestiche, scolastiche, di un istituto. Questo succede perché “gli altri” non sono abituati a condividere quotidianamente la vita con persone diversamente abili, né sono abituati a far parte della loro vita. Quindi il problema dello sguardo è un problema culturale e si potrebbe risolvere solo cambiando i parametri di bellezza e normalità che ci circondano, cosa praticamente impossibile da fare se non con una rivoluzione culturale.
Da dove potrebbe partire questa rivoluzione se non dalla scuola? In questo modo si potrebbe promuovere la diffusione di uno sguardo diverso, che non sia solo di compassione o paura, ma di accettazione degli altri, con la loro diversità. Aprire le scuole a tutti, creando dei progetti di inclusione vera e non fittizia, crea di fatto le basi per un sistema in cui tutti possano apprendere secondo le proprie potenzialità, vivendo le differenze in termini di arricchimento reciproco. Solo le nuove generazioni, se educate nel modo giusto, potranno effettuare la rivoluzione culturale necessaria per aprire la società a coloro che ne sono ai margini.