Orientare le politiche degli Stati membri per garantire l'equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale, stabilendo una serie di principi fondamentali validi per tutti: è questo l'obiettivo dell'iniziativa lanciata dalla Commissione per l'adozione di un "Pilastro europeo dei diritti sociali". Se ne è parlato oggi, a Bruxelles, in occasione della presentazione dei risultati della consultazione pubblica avviata nel marzo scorso dalla Commissione, con l'obiettivo di raccogliere opinioni ed osservazioni sul ruolo del nuovo pilastro europeo, e riflettere sugli sviluppi dell'organizzazione del lavoro e delle società derivanti dagli effetti delle nuove tecnologie, dalle tendenze demografiche o da altri fattori importanti per la vita lavorativa e le condizioni sociali.
Alla conferenza, aperta dagli interventi del Commissario europeo per l'occupazione e gli affari sociali, Marianne Thyssen, e dal Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha partecipato anche Il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti,che ha ricordato come nel nostro Paese sia stata avviata da tempo una profonda riforma del mercato del lavoro per creare condizioni lavorative più eque e migliori per tutti, capace di far fronte alle trasformazioni senza precedenti a cui stiamo assistendo e che cambiano il nostro modo di concepire e definire il lavoro. "Si lavora da casa e non solo sul luogo di lavoro. Svaniscono i confini fra lavoro e tempo libero, nascono e si consolidano fenomeni ancora non del tutto compresi, come la sharing economy (economia condivisa), l'huberizzazione – ha osservato il Ministro - E come accade in epoche di grandi cambiamenti, abbiamo grandi opportunità da cogliere, ma anche grandi problemi da risolvere: uno è che l'innovazione tende ad essere più rapida della nostra capacità di comprenderla; un altro è che progressivamente e rapidamente si approfondisce il solco delle diseguaglianze, si allarga la forbice sociale fra i vincenti ed i perdenti di questi nuovi processi".
"Questo accade nel mondo del lavoro -ha sottolineato Poletti- dobbiamo prendere atto che i cambiamenti ai quali stiamo assistendo hanno portato ad una polarizzazione in alcuni casi drammatica tra diverse categorie di lavoratori, ad una frattura fra chi ne coglie tutte le potenzialità e chi ne resta ai margini".
Lo scenario è reso ancor più complesso dalla consapevolezza che, per far fronte ai problemi occupazionali, non esiste una soluzione unica, valida in ogni paese. I dati dimostrano infatti che, a fianco di alcuni paesi in cui la disoccupazione resta molto elevata, in altri si è vicini al pieno impiego. Ciò che accomuna, invece, tutti i paesi europei è la diffusione di forme di impiego a basso reddito, in condizioni di lavoro precarie, discontinue e a basso livello di protezione sociale, soprattutto per alcune fasce deboli della società, come giovani, donne e migranti.
Questioni che – secondo Poletti - richiedono un approccio coordinato per evitare che soluzioni diverse diano luogo a fenomeni di delocalizzazione e dumping sociale: "Dobbiamo governare il cambiamento e assicurare che i benefici introdotti dalla tecnologia si possano diffondere in tutta la società, mettendo l'essere umano al centro di ogni processo innovativo. Credo che in questo momento non facile per l'Europa i nostri cittadini si attendano soprattutto su queste questioni un forte segnale, il segnale che l'Europa è in grado di reagire nei temi del sociale e sa dare risposte adeguate ai tempi, innovando e rinnovando il modello sociale che ne è stato uno dei prodotti più originali".
Il Ministro ha quindi concluso il suo intervento con l'auspicio che la Commissione possa tradurre rapidamente in azioni concrete quanto enunciato nella sua proposta e quanto è emerso dalla consultazione. Un risultato che sarebbe particolarmente significativo in considerazione delle celebrazioni per il 60 anniversario dei Trattati, che avranno luogo il 25 marzo prossimo a Roma.